agricoltura

Agricoltura

Secondo i dati Istat riferiti all’anno 2019, la produzione agricola si attesta intorno ai 59 miliardi di euro che si traduce in una partecipazione diretta al Pil pari al 2,2%. Se guardiamo tuttavia all’intero indotto dell’agroalimentare, introducendo nelle stime anche tutto quanto ruota intorno al settore primario come la ristorazione o il turismo agroalimentare, la cifra diventa maggiore. Secondo Coldiretti, sempre per il 2019, l’aggregato dell’agroalimentare arrivava a 530 miliardi di euro, il 25% del Pil nazionale, divenendo così il settore più importante della nostra Economia.

Durante il periodo del Covid il settore ha retto bene e ha consentito l’arrivo di cibo sulle tavole degli italiani anche se alcuni comparti come la ristorazione, gli agriturismi, il florovivaismo e la pesca hanno risentito delle limitazioni dovute alla situazione pandemica.

Il nostro Paese riesce tuttavia a colmare la domanda alimentare solo per il 75%, mentre dipende dall’estero per il resto e in alcuni casi anche in maniera importante.   La filiera agroalimentare italiana è caratterizzata da una forbice eccessiva from farm to fork ove la remunerazione del produttore può essere 20 o 30 volte inferiore rispetto al prezzo al consumatore non consentendo, alle volte, neanche la copertura dei costi di produzione.  Tale squilibrio è dovuto spesso a pratiche sleali lungo la filiera.  Una filiera equilibrata avrebbe bisogno di interventi specifici quali politiche convinte ed efficaci di lotta al caporalato e alle agromafie, di sostegno al lavoro stagionale, di ampliamento del fondo indigenti per l’acquisto di produzioni esclusivamente made in Italy affiancate dal sostegno al Made in Italy attraverso un piano straordinario di internazionalizzazione,

Riguardo alla lotta alle agromafie un lungo lavoro è stato fatto nella scorsa legislatura dalla Commissione Caselli che ha prodotto un disegno di legge interessante in questa direzione mentre nella lotta al caporalato, che tanto infanga l’immagine delle nostre eccellenze e crea una concorrenza al ribasso tra imprese disoneste e virtuose, l’ottima legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato aspetta ancora di essere attuata in tutti i suoi aspetti.

Un rilancio dell’agricoltura italiana, come segnalato da tutte le associazioni di categoria, non può prescindere da uno stop immediato al consumo di suolo agricolo ma, per soddisfare le richieste del settore sarà importante anche il  recupero dei terreni abbandonati a sostegno delle colture locali per valorizzare le filiere corte.

Un altro aspetto imprescindibile, invocato dall’intero comparto, è la necessità di lavorare sul fronte innovazione che è declinabile in diversi modi sotto un unico nome: agricoltura 4.0 che include  l’ammodernamento dei macchinari e l’implementazione di processi digitalizzati. Tramite l’utilizzo di questi strumenti innovativi avremo un settore pronto per gli obiettivi del farm to fork legati anche alla transizione ecologica, alla riduzione dei pesticidi e, prima di ogni cosa, allo sviluppo di una educazione alimentare a programmi alimentari più salutari e consapevoli con riduzione dei costi sanitari e miglioramento delle esternalità positive legate al lavoro e alla famiglia.

L’ottimizzazione dell’uso idrico e la ricerca, sono punti fondamentali che devono essere condivisi con altri settori della nostra Economia e necessitano di un lavoro interministeriale.   L’acqua, nel rispetto del referendum del 2012, non può che rimanere pubblica e nell’ottica della progressione verso un’agricoltura sostenibile sarebbe opportuno rivedere le modalità organizzative della gestione della risorsa idrica, realizzare piani idrici di bacino e regionali in modo da ridurre i consumi delle falde e instaurare un processo di recupero e riuso evitando così la desertificazione che incombe su varie zone agricole italiane.  Un piano agricolo efficace e resiliente non potrà prescindere dalla scelta delle culture più adatte alla disponibilità di acqua della zona.

Per quanto riguarda il miglioramento genetico, così importante in epoca di cambiamenti climatici, la ricerca punta sulle nuove biotecnologie che tuttavia rischiano regimi di monopolio e mancano di una normazione puntuale a livello europeo. In questo senso la commissione agricoltura del Senato ha votato all’unanimità una risoluzione che impegna il governo italiano a portare una proposta di normativa in sede europea che garantisca, tra le altre cose,  la disponibilità delle sementi agli agricoltori.

Questi punti su cui focalizzare l’attenzione per uno sviluppo del settore agricolo, saranno possibili grazie a iniezioni di liquidità dei programmi Ue che vanno ad alimentare i fondi dedicati esistenti.