L’Italia ha un patrimonio unico fatto di storia, cultura, cibo, vini, natura, paesaggio, design. Il marchio Made in Italy è riconosciuto in tutto il mondo per il suo grande valore. L’Italia è la meta più sognata dai viaggiatori di tutto il mondo. Il turismo è la seconda industria del Paese, con oltre il 14% del pil nazionale secondo dati pre-pandemia. Il Turismo da sempre viene considerato il “nostro petrolio”. Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito dire: “potremmo vivere di turismo”. Ebbene la domanda che dovremmo porci è come aumentare e significativamente quel 14%. Come sfruttare al massimo una ricchezza che non è imitabile da altri?
La gran parte dei turisti vengono in Italia per la cultura, le città d’arte, visitando certamente non solo ma prevalentemente Roma, Firenze, Venezia. L’Italia ha quasi 5000 siti museali, aree archeologiche e monumenti che sono distribuiti su tutto il territorio nazionale ma se a quelle tre città aggiungiamo Milano, si raggiunge il 70 per cento della spesa dei turisti che visitano l’Italia per una vacanza culturale. Ma nel Centro e nel Nord d’Italia, dove si trovano queste città, c’è molto altro. Lo stesso avviene al sud dove l’elemento culturale viene nettamente prevaricato dal turismo balneare. Un peccato se tutto si riducesse a questo ma un ottimo punto di partenza per costruire molto altro. Al sud un vasto piano di opere pubbliche infrastrutturali consentirebbe di far crescere il fatturato turistico ben oltre il doppio, ripagando l’investimento e cancellando l’approccio assistenzialistico delle politiche di aiuti di questi decenni. Va facilitato l’arrivo delle strutture alberghiere, anche delle grandi catene, che alle volte, troppo spesso infatti, nei posti più belli ancora non ci sono, nel rispetto della dimensione locale di queste realtà. Ciò per evitare che il turista arrivi, visiti una determinata zona e vada via, non arricchendo il territorio con notti di pernottamento e tutto l’indotto che ciò comporterebbe.
Con la riforma del titolo Quinto della Costituzione del 2001, le regioni sono responsabili della promozione dei propri territori e viene meno una promozione dell’Italia come Paese. Capita così di girare per il mondo e di vedere in una metropolitana di New York o su un taxi a Tokyo una bell’immagine con scritto “visit Calabria” senza magari neanche dire che la Calabria si trova in Italia. Ora, è bene avere fiducia nella cultura generale delle persone ma non tutti sono campioni in geografia specie se si tratta di una regione distante 10000km da casa loro. È fondamentale che vi sia una promozione integrata capace di dare un’idea di quello che il Paese nel suo insieme può offrire. Ottimizzare la presenza a manifestazioni fieristiche cercando di avere ben a fuoco il giusto target ma potenziando al contempo la presenza on line, visto che è proprio on line che oggi si possono creare dei tour esperienziali generando interesse nel turista che sta decidendo dove passare le prossime vacanze. Bisogna puntare alla destagionalizzazione, creando quindi un flusso turistico che non sia in forte aumento in primavera, poi con il picco estivo e una successiva inesorabile forte diminuzione. L’Italia deve guardare a filiere ancora pressoché inesplorate, come il turismo legato al settore delle conferenze e degli incentivi e creando i presupposti perché si sviluppi con fondamentali investimenti infrastrutturali. Costruiamo un format di turismo sano, diffuso, che valorizzi le tipicità locali italiane mantenendone le tradizioni, con formule di innovazione e nuovi metodi di ospitalità che permettano di competere nel mercato globale.
Bisogna digitalizzare l’intera offerta turistica: due terzi dei musei italiani non hanno ad oggi un sito internet e a ben guardare scopriremo che molti di quella minoranza che un sito lo hanno, probabilmente non includono una versione in lingua straniera. E si tratta di strutture museali che conservano gioielli unici. Facilitiamo i processi anziché accontentarci che accadano. Creiamo un registro dinamico che consenta l’aggregazione di prodotti turistici, per favorire l’accesso diretto al mercato online. Trasformiamo una criticità come la tassa di soggiorno in un’opportunità di marketing e comunicazione, come un vantaggio per il turista e magari potremo anche aumentarne l’importo consentendo ai comuni di fare cassa: a fronte di un pagamento al momento dell’arrivo si può riconoscere uno status al turista, fatto di offerte, sconti per visitare musei, siti, attrazioni locali e altro. La sfida non è solo che il turista venga in Italia ma che allunghi la sua permanenza nel nostro Paese. E, guardando al futuro, apriamo la filiera turistica alla grande opportunità offerta dalla blockchain. Una rivoluzione che cambierà internet e permetterà alle strutture turistiche medie e piccole un accesso al mercato senza troppe intermediazioni: albergatori, ristoratori, guide turistiche e fornitori di vari servizi del settore potranno essere maggiormente tutelati.
