Le politiche per lo sviluppo tecnologico e il superamento del digital divide
Tra i fattori abilitanti necessari per lo sviluppo c’è quello imprescindibile di una infrastruttura tecnologica in grado di offrire connettività in modo equo e accessibile in tutto il territorio nazionale.
Il piano per la banda larga è stato un primo passo. È stato lanciato alcuni anni fa e la sua implementazione è stata un importante passo avanti. Ma il progetto è tutt’altro che concluso. Un elemento critico non governato è stato certamente il conflitto tra diversi soggetti di mercato che, in una logica certo non di sistema, ha significativamente rallentato i tempi per l’effettivo raggiungimento dell’obiettivo. Saremmo dovuti già essere in un’era in cui tutti gli italiani avrebbero dovuto “volare” in rete. Non è così, il ritardo va colmato. È il tempo di un’ulteriore accelerazione per fare in modo che il digital divide divenga un vocabolo del passato.
In questi mesi in cui abbiamo sperimentato il lockdown abbiamo infatti toccato con mano come ci sia una notevole differenza tra i dati comunicati dagli operatori e l’effettiva esperienza d’uso.
La connettività è oggi, con l’esperienza dello smart working generalizzato e dell’obbligo di rimanere a casa per tutti grandi e giovani, qualcosa di più di una opportunità di evoluzione tecnologica. Si è trasformata in una vera e propria commodity di cui nessuno può più fare a meno: quindi accesso immediato alla fibra ed ove fosse impossibile il FWA (internet via radio) che di sicuro nell’immediato e forse, grazie ai salti tecnologici futuri, può garantire un bridge verso il definitivo superamento del digital divide.
Inoltre l’evoluzione tecnologica fa si che anche gli strumenti di uso più ordinario come tv, lavatrici, frigoriferi, siano ormai connessi in rete.
Questo determina notevoli comodità ma anche rilavanti elementi di attenzione in termini di sicurezza cibernetica.
In questo senso gli assetti proprietari della rete debbono andare di pari passo con le valutazioni pubbliche in materia di tutele della privacy e dell’interesse nazionale.
Non è tanto un problema di regolamentazione delle tecnicalità né di regole di mercato. Queste esistono e devono essere applicate.
Sotto il profilo Regolatorio il tema è abbastanza risalente. Con la delibera Agcom 348/19/cons del luglio 2019 con la quale l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha definito ed approvato l’analisi dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa delle telecomunicazioni di fatto il quadro di definizione delle regole dei mercati si è fatto assolutamente chiaro.
La discontinuità industriale con cui ci stiamo confrontando in questi anni rendono necessario che il sistema pubblico assuma un più forte potere di coordinamento su scelte che sono di natura strategica.
Quali possono essere le soluzioni industriali che si potrebbero realizzare per ottenere l’obiettivo di efficientemente in contesto di tutela del consumatore e con un offerta ad un prezzo equo (che non vuol dire ovviamente sottocosto come è spesso stato in esito a dissennate battaglie di prezzo tra operatori) e con livelli di qualità coerenti con i crescenti bisogni di connettività?
È il tema della cd “rete unica” sulla quale, al momento, i due operatori infrastrutturali di reti ad alta capacità stanno definendo una convergenza sulla base di scelte che sembrano essere principalmente di natura economico e finanziaria.
Quello di cui si parla è in realtà un tema di rilevanza strategica per il Paese. Ovvero se si immagina di arrivare, come auspicabile, alla costituzione di una rete unica nazionale, essa deve essere integrata, aperta all’accesso ed al coinvestimento di tutti gli operatori di mercato interessati
Ma il tema è piuttosto di scelte industriali che debbono essere rafforzate. E contemporaneamente di tutela di un comparto di lavoratori ad alta competenza che deve trovare in questo settore linfa ed alimento per lo sviluppo di nuova impresa.
La rete veloce è infatti fattore imprescindibile per l’incubazione di start up tecnologiche.
L’impatto sull’economia del Covid19 è chiara: un effetto disruptive in termini sociali, organizzativi e industriali. Vi è un bisogno primario della collettività da soddisfare.
In sintesi si chiede che la rete:
- abbia caratteristiche di terzietà ed indipendenza e sia, allo stesso tempo, inaccessibile per usi illeciti e comunque contrari all’interesse dello Stato
- sia accessibile a tutti a prezzi equi e non discriminatori e che superi definitivamente il digital divide
- preveda un percorso di sviluppo tecnologico garantito con investimenti pubblico/privati