Ambiente e Sviluppo

Ambiente e Sviluppo

Il tema cruciale della salvaguardia dell’ambiente va affrontato senza dar spazio a posizioni preconcette per individuare le giuste soluzioni. Partiamo da un assunto: ambiente e sviluppo non sono antitetici. I giovani che manifestano per l’ambiente ispirati da Greta Thunberg, sono cresciuti in società̀ ricche ed industrializzate. Non in quelle in condizioni di sottosviluppo, per quanto anch’esse con altissimi livelli di inquinamento. È ragionevole quindi sostenere che più̀ vi è sviluppo e progresso, più̀ si diffonde la consapevolezza collettiva della salvaguardia ambientale.
Su una stessa problematica ambientale, spesso assistiamo a fazioni in campo con studi che sostengono una cosa e altri che sostengono l’opposto. Pensiamo a un premio Nobel come Carlo Rubbia che nega che il surriscaldamento del clima e lo scioglimento dei ghiacciai siano causati dai troppi gas mentre un altrettanto noto come Stephen Hawking sosteneva l’esatto contrario, esortando infatti ad agire subito. Al di là di chi abbia ragione, è ragionevole pensare che in questo mondo siamo di passaggio ed è nostro dovere preservarlo per chi verrà̀ dopo di noi, sfruttandone le risorse ma non devastandolo. La sensibilità̀ verso la questione ambientale non deve essere intesa pertanto come un ostacolo alla produzione e allo sviluppo, bensì̀ come un’opportunità̀ di produzione e di sviluppo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito il Green Deal europeo “come lo sbarco dell’uomo sulla Luna”, poiché́ questo patto renderebbe l’Europa il primo continente ad aver raggiunto la neutralità̀ climatica. Ciò̀ mediante un insieme di iniziative politiche fortemente volute dalla Commissione Europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità̀ climatica in Europa entro il 2050. Vi sarà̀ un aggiornamento della legislazione vigente sul clima e una nuova legislazione sull’economia circolare, anche in settori come l’innovazione, l’agricoltura, la biodiversità̀ e sulle ristrutturazioni degli edifici.
L’Italia ha molto da fare: basti pensare infatti che siamo ad oggi al penultimo posto in Europa per le politiche energetiche e ambientali. E siamo in testa alle classifiche europee per inquinamento atmosferico da polveri sottili. Ciò̀ comporta notevoli impatti ambientali ma anche di carattere economico e sociale.
È urgente e necessario accelerare le politiche di conversione già̀ in atto dalla produzione di energia fossile a rinnovabile. E su questo fronte invece l’Italia, anche grazie a condizioni ideali di cui gode, sta facendo molto: siamo terzi per contributo delle green energia sui consumi finali lordi e secondi per produzione elettrica verde.
Delle ben 17 procedure d’infrazione contro il nostro Paese aperte dalla Commissione Europea su questioni ambientali, quasi tutte sono sulla cattiva gestione della spazzatura. Su questo bisogna agire con una visione d’insieme. Differenziare è necessario e in Italia, la percentuale di raccolta differenziata supera il 50%, ma troppa immondizia finisce poi in discarica. Perché̀ i rifiuti non vengono adeguatamente trattati.
Il costo del non trattamento è alto perché́ troppo alta la percentuale che continua a finire nelle discariche, ovvero in buche ad altissimo inquinamento, che non dovrebbero essere utilizzate per niente o solo per aspetti residuali e in casi di emergenza. Ma come spesso accade in Italia, l’emergenza diventa la norma. Allora perché́ così tanto finisce in discarica? Mancano adeguati impianti di trattamento mentre quelli destinati al riciclaggio sono pieni di materiale da smaltire e il mercato del trattamento è limitato. L’Italia paga centomila euro di multa ogni giorno all’Unione Europea per i soli rifiuti accumulati e stoccati all’aperto in una delle cinque grandi città italiane. Il problema, e qui si cade in un dibattito che è caratterizzato da mille preconcetti, è che appena viene proposta la costruzione di un impianto per il trattamento dei rifiuti, fioccano gli attacchi. Ma nessuno si indigna o grida allo scandalo se quell’immondizia la spediamo all’estero, pagando a caro prezzo impianti che utilizzeranno poi la nostra immondizia per produrre energia quando potremmo essere noi a farlo. Nessuno si indigna se l’immondizia è lasciata per le strade e poi bisogna raccoglierla con urgenza non solo per il pubblico decoro ma anche per evitare rischi sanitari. Su questo fronte, governo nazionale ed enti locali devono aprire una nuova fase per approccio pragmatico nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente.
Bisogna inoltre creare condizioni ottimali per la conversione ai veicoli elettrici sviluppando adeguate infrastrutture che incentivino questo processo. In tal senso una nuova politica dei trasporti che guardi con maggior attenzione al trasporto merci sia su ferro che su gomma, con lo sviluppo di necessarie infrastrutture, è oggi fondamentale.
Le catastrofi naturali che colpiscono quasi ogni anno e a volte purtroppo più̀ volte l’anno, regioni e zone del nostro Paese, impone una strategia di prevenzione e messa in sicurezza del territorio contro i dissesti idrogeologici. Ciò deve avvenire attraverso un contrasto al consumo del suolo e migliorando la gestione delle acque. Dobbiamo proteggere le risorse naturali e i patrimoni naturalistici del Paese tutelando le aree protette, incluse quelle marine, salvando il nostro territorio dal degrado.
Guardiamo al futuro con l’ambizione che l’Italia diventi un modello di sviluppo sostenibile che sappia coniugare crescita economica e benessere con la salvaguardia dell’ambiente. Il provvedimento del governo con i bonus sisma ed eco bonus va certamente nella direzione giusta. Bene che questi bonus, che saranno un volano per la ripresa del settore edilizio e al contempo opportunità̀ per l’efficientamento energetico delle abitazioni, siano prolungato almeno per i prossimi anni.